Salerno

La città sorge sul Golfo del Mar Tirreno, tra la Costiera Amalfitana (ovest) e la piana del Sele (sudest), punto in cui la valle dell’Irno si apre verso il mare. Dal punto di vista orografico la regione è molto varia, infatti si va dal livello del mare ai 953 m del Monte Stella. Il paese si sviluppa lungo la costa e si estende nell’entroterra fino alle colline retrostanti. A circa 50 km dal nostro centro termale, il capoluogo di provincia risulta essere una realtà molto particolare e in forte espansione, rivelandosi una pietra miliare di grande interesse storico e architettonico. I principali luoghi da visitare in città sono:

– il Duomo di Salerno-Castello Arechi
– il classico vicolo del centro ricco di storia
– il corso ricco di negozi per lo shopping
– il lungomare, la sera va il teatro
– il campanile arabo
Stile normanno, alto 52 metri e commissionato nel XII secolo dall’arcivescovo Guglielmo di Ravenna
– l’area archeologica etrusco-sannita di contrada Fratte – il parco cittadino
– il teatro intitolato a G. Verdi
– la nuova e moderna città portuale, capolavoro dell’architettura moderna

Vietri sul mare

Una tappa davvero interessante alla scoperta dei paesini che arricchiscono la fantastica Costiera Amalfitana. Distante circa 60km dal nostro centro termale, è di sicuro una escursione da abbinare alla visita di altri paesini dell’entroterra amalfitano.

L’UNESCO ha dichiarato dal 1997 Vietri sul Mare (insieme agli altri paesi della costiera amalfitana) Patrimonio dell’umanità.
Si trova di fronte all’entrata settentrionale della città di Salerno, all’inizio della Costiera amalfitana. Il centro dell’abitato vietrese si estende collinarmente a ridosso della costa, ed alle pendici di esso si estende la zona Marina, frazione che affaccia direttamente sul mare.

Vietri sul Mare storicamente è identificata con l’antica Marcina, insediamento costiero prima etrusco-sannita, poi porto romano.

L’origine precisa di Marcina non è ancora del tutto definita anche se l’ipotesi più diffusa indica in Marina di Vietri, per la precisione nella valle del fiume Bonea alle falde del Monte San Liberatore, la sua presunta collocazione.

La pubblicazione a stampa della voce Marcina inizia nel XV secolo quando in Europa cominciano a diffondersi le prime edizioni tipografiche della Geografia di Strabone; la vera e propria diffusione del termine presso gli storici e nella pubblicistica si ebbe con il geografo Filippo Cluverio, il quale nel 1642 scriveva: “Marcinae oppidum illud est, quonunc dicitur vulgo Veteri”. Inoltre alcuni documenti medievali del “Codex Diplomaticus Cavensis” della Badia di Cava, i quali accennano all’esistenza di rovine di una urbs vetus che sarebbe alla base dell’odierno toponimo Vietri. In documenti del 969 e del 972 si dice “intus ipsa civitate, qui fuit ipsa cibita de beteri (=veteri)”; in quello del 972 si precisa che de locum de beteri ista et illa parte flubio Bonea iuxta litore maris.

La zona vietrese, con l’ancoraggio di Fuenti, possedeva un porto riparato, un approdo unico nella zona, dal momento che il lido della vicina Salerno, prossimo alla foce dell’Irno, era esposto ai marosi e soggetto ad insabbiamento.

Alla luce di questa considerazione “nautica”, le migliori condizioni di sicurezza suggerirebbero, dunque, la foce del Bonea, e di conseguenza Vietri, come sito ideale per l’insediamento di un emporio commerciale etrusco; in più alla luce della conformazione geografica del territorio, è quello vietrese l’unico centro sul mare, a sud di Punta della Campanella, a così breve distanza da Nuceria Alfaterna.

La sua storia fino al 1806 è stata associata a quella di Cava de’ Tirreni di cui era frazione. Marina di Vietri, infatti, era usata dai monaci della Badia come porto commerciale per gli scambi soprattutto con le zone a Sud di Salerno, quelle della “Piana del Sele”.

Dal 1806 al 1860 è stato capoluogo dell’omonimo circondario appartenente al Distretto di Salerno del Regno delle Due Sicilie.

Dal 1860 al 1927, durante il Regno d’Italia è stato capoluogo dell’omonimo mandamento appartenente al Circondario di Salerno. Oggigiorno il comune ha una forte influenza di Salerno, per cui vi sono progetti di inserire Vietri sul Mare nell’area metropolitana di questa città .

Nel 1944, quando Salerno fu capitale d’Italia per alcuni mesi, il Re Vittorio Emanuele III alloggiò nella vicina Villa Guariglia, sita in frazione Raito.

Luoghi di interesse

  • La Parrocchiale di San Giovanni Battista, eretta nel XVII secolo in stile tardorinascimentale napoletano, è caratterizzato dal duplice coronamento della cuspide del campanile in ceramiche dipinte; il portale è sormontato da un oculo chiuso nella seconda meta del XX secolo per inserire una figura del Santo patrono dipinto su ceramica. Nell’interno, a navata unica, gli altari sono decorati da maioliche e ceramiche tranne quello maggiore, realizzato in marmi commessi, interessanti sono i dipinti che partono dal XVII secolo e terminano al XVIII.
  • L’Arciconfraternita dell’Annunziata e del Rosario, di origine secentesca, è decorata in facciata da ceramiche dipinte; l’interno è stato affrescato nel XVIII secolo.
  • Chiesa di S. Margherita di Antiochia, nella frazione Albori.
  • Chiesa parrocchiale di Raito.
  • Chiesa della Madonna delle Grazie, nella frazione Benincasa.
  • Villa Guariglia, nella frazione Raito.
  • Torre di Marina di Vietri.
  • Torretta Belvedere, nella frazione Raito.
  • Torre di Dragonea (1100)
  • La Fabbrica di ceramiche Solimene (Video) è un esempio di architettura organica del secondo dopoguerra realizzato da Paolo Soleri, l’interno racchiude una vasta collezione di ceramiche contemporanee.
  • Ponte di Molina (1564)
  • Chiesa della Madonna dell’Arco, sulla stradina omonima che congiunge Marina di Vietri sul Mare con la Costiera Amalfitana, in corrispondenza di altra stradina / gradinata che porta su fino alla frazione di Raito. Queste stradine ripercorrono antichi sentieri che venivano usati dalla popolazione residente per rifugiarsi nelle zone alte di Vietri (le attuali frazioni Raito e Albori) per difendersi dagli attacchi dei Saraceni. Correlata alla difesa è la Torre di Marina di Vietri, sopra riportata. Questa, insieme alle altre torri di simile fattura (Salerno-Torre Angellara, Torre della Crestarella, vicina all’attuale Hotel La Baia, Torre d’Albori appartenuta alla famiglia Mellucci, nel vallone omonimo, Torretta di Cetara, Torre dei Normanni a Maiori) costituivano il sistema di avvistamento delle navi pirata. Le sentinelle sulle sommità delle torri si passavano i segnali con fuochi e fumi. Ogni torre poteva vedere l’altra.
  • Altri luoghi di interesse sono pure i sentieri che collegano le frazioni alte di Raito, Albori con le fonti naturali (Fonte del Cesare) e la frazione alte di Dragonea con la vallata di Cava de’ Tirreni e la Badia. In questo percorso si arriva a un bivio che porta ai percorsi della Avvocatella e della Avvocata. Quest’ultimo è detto “Sentiero degli Dei” perchè le viste che si possono godere sono divine e impareggiabili. Dal sentiero dell’Avvocata si arriva fino al Monte Pertuso sopra Positano.

Amalfi

La regina della Costiera Amalfitana, di importanza storica notevolissima e distante circa 78km dal nostro centro, è la tappa principale insieme a Salerno per una giornata in visita in Costiera Amalfitana.

l toponimo è di sicura origine romana ma con due ipotesi: a) derivazione da Melfi, città lucana, i cui transfughi giunsero sulla costiera fondando la città; b) derivazione dalla gens romana Amarfia (I secolo d.C.).

La sua fondazione viene fatta risalire ai Romani (il suo stemma reca la scritta Descendit ex patribus romanorum). A partire dal IX secolo, prima (in ordine cronologico) fra le repubbliche marinare, rivaleggiò con Pisa, Venezia e Genova per il controllo del Mar Mediterraneo.

Il Codice Marittimo di Amalfi, meglio noto col nome di Tavole amalfitane, ebbe una grande influenza fino al XVII secolo.

Amalfi raggiunse il proprio massimo splendore nell’XI secolo, dopodichè iniziò una rapida decadenza: nel 1131 fu conquistata dai Normanni e nel 1135 e 1137 saccheggiata dai pisani. Nel 1343, poi, una tempesta con conseguente maremoto distrusse gran parte della città.

Per tradizione, ogni anno un equipaggio di vogatori amalfitani partecipa alla Regata delle Antiche Repubbliche Marinare, sfidando gli armi delle città di Genova, Pisa e Venezia.

Per un errore di interpretazione di un testo latino, che riferiva invece che l’invenzione della bussola era attribuita dallo storico Flavio Biondo agli Amalfitani, il filologo Giambattista Pio sostenne che la bussola fosse stata inventata dall’amalfitano Flavio Gioia. Nel testo in questione (Amalphi in Campania veteri magnetis usus inventus a Flavio traditur), tuttavia, non bisogna intendere Flavio come l’inventore della bussola, ma solo come colui che ha riportato la notizia: appunto Flavio Biondo[4]. Tuttavia i navigatori amalfitani potrebbero essere stati tra i primi ad usare quello strumento. “Un’antica tradizione amalfitana si riferisce, invece, ad un certo Giovanni Gioia quale inventore dello strumento marinaro”.

Particolarmente fiorente nella storia della città e viva in due cartiere residue sulle molte presenti ed ormai in rovina, è l’industria cartaria, legata alla produzione della pregiata carta di Amalfi. In città  infatti è possibile visitare il Museo della Carta di Amalfi.

Luoghi di interesse

  • il Duomo
  • Chiesa di Santa Maria a Piazza;
  • Fontana di Sant’Andrea
  • Fontana di Cap ‘e Ciuccio
  • Valle dei Mulini;
  • Basilica del Crocifisso e museo diocesano;
  • Chiesa, convento e chiostro di Sant’Antonio;
  • Chiesa di Santa Maria Maggiore;
  • Chiesa della Madonna di Pompei, o di San Benedetto;
  • Chiesa dell’Addolorata;
  • Chiesa di San Nicola dei Greci, o San Biagio a Vagliendola;
  • Santuario della Madonna del Rosario;
  • Chiesa della Madonna del Pino, nella frazione Pastena;
  • Chiesa di Santa Marina (nella frazione Pogerola);
  • Santuario della Madonna delle Grazie;
  • Chiesa di San Pietro (nella frazione Tovere);
  • Cappella sconsacrata di San Cristoforo al Cieco

Ravello

Distante circa 95 Km dal nostro centro termale, è una piccola e caratteristica cittadina che ha acquisito rilevanza e visibilità grazie al famoso e panoramico centro turistico, scoperto e frequentato da numerose personalità di ogni arte, attratte dal suo richiamo intellettuale e dal fascino delle sue architetture e delle sue famose ville.

Ravello fu fondata nel V secolo come luogo di rifugio dalle scorrerie dei barbari che segnarono la caduta dell’Impero romano d’Occidente, ma per leggenda vi immigrarono dei patrizi amalfitani in seguito a uno scontro tra più fazioni della classe alta amalfitana, che sfociò quasi in una guerra civile.

La cittadina crebbe in popolazione, prosperando con l’arte della lana e con il commercio verso il mediterraneo e Bisanzio e raggiunse il suo massimo splendore dal IX secolo, sotto la Repubblica marinara di Amalfi e il Principato di Salerno.

Per volere del normanno Ruggero, figlio di Roberto il Guiscardo, Ravello divenne sede vescovile nel 1086 per porla a contrasto della troppo potente Amalfi.

Al volgere del XII secolo la città giunse a contare una popolazione di oltre 25.000 abitanti.

Nel 1135 riuscì a sostenere gli attacchi portati dai Pisani al Ducato di Amalfi, ma due anni dopo, nel 1137, dovette soccombere, fu saccheggiata e distrutta.

A seguito delle devastazioni cominciò il suo declino economico e demografico: a partire dal XIV secolo molti dei suoi abitanti si trasferirono a Napoli e dintorni anche se nel 1400 i patrizi ravellesi erano ancora molto attivi: esempio ne erano i Rufolo, banchieri del Regno di Napoli, all’epoca potentissimo (vedi Ladislao di Durazzo, Re di Napoli); fu il pesantissimo sistema fiscale dell’inefficiente governo spagnolo che ne determinò la decadenza, durata sino alla fine del XVIII secolo.

Dal XIX secolo, riscoperta da intellettuali e artisti, riacquistò la sua importanza come luogo di turismo culturalmente elitario.

Luoghi di interesse

Duomo di Ravello;
Chiesa di Santa Maria delle Grazie;
Chiesa di Santa Maria a Gradillo;
Chiesa di San Giovanni del Toro;
Chiesa di San Francesco;
Chiesa di Santa Chiara;
Chiesa di Sant’Agostino;
Santuario dei Santi Cosma e Damiano;
Chiesa di Santa Maria del Lacco;
Cappella di Santa Maria della Rotonda;
Chiesa di San Martino;
Palazzo Rogadeo;
Hotel Caruso;
Palazzo Sasso;
Palazzo Confalone;
Palazzo Tolla;
il Seggio della Nobiltà ravellese, ora in rovina;
il Palazzo Episcopale;
Palazzo (villa) Rufolo;
Palazzo Liberato;
il palazzo alla cui base vi è il Bar Calce, tuttora il maggior bar ravellese;
Palazzo della Marra;

Monumenti e altre architetture
L’Auditorium, opera di Oscar Niemeyer

Altri monumenti importanti sono, da Nord a Sud:

le porte del rione Lacco, le cui torri abitate sono uno spettacolo da vedere in una zona mai valorizzata dagli accentratori;
la Fontana Moresca, costruita con copie di frammenti dell’antico ciborio del Duomo, che dà il nome a Piazza Fontana (ex Platea S. Auditorii);
il monumento ai caduti, obelisco di stile littorio, in Piazza Fontana;
l’antico ospedale di Ravello;
l’Auditorium: progettato dall’architetto brasiliano Oscar Niemeyer.
il Museo “Camo” del corallo: di notevole fascino una tabacchiera del XVIII secolo incrostata di cammei.
Villa Cimbrone: edificio eclettico, con riutilizzo di frammenti antichi. Celebre il suo Belvedere.